Il tempo della ripresa

Se Padoan cita la rosa di Gozzano

Dal workshop Ambrosetti di Cernobbio, è suonata una musica soave, le note della quale ci dicono che la ripresa è a portata di mano e l'Italia ha l'opportunità di coglierla. Lo stesso ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, così restio a riguardo ha ammesso “ una finestra di opportunità macroeconomica molto ampia”. E pure Padoan ha la sufficiente esperienza a riguardo per sapere che a questo punto tutto dipenderà da come si muoverà l'esecutivo guidato da Matteo Renzi. Attenzione quindi a confidare troppo negli effetti positivi del quantitative easing dalla caduta dell’euro a quello dello spread, perché un eccesso di ottimismo e un rinvio delle riforme, ridurrebbero ogni speranza ad un desiderio effimero. Padon visti i precedenti poco lusinghieri si è mostrato anche prudente rispetto alle stime di crescita del Pil. Per una volta si è lasciato andare, e se quest’anno se superare lo 0,5% è poca cosa la previsione di superare l'1,5% nel 2016 sarebbe già una marcia diversa. Certo tutto dipende da “una massa critica di riforme'” e quello che promette è la tensione del governo in questo senso. L'agenda di Palazzo Chigi è fitta: Jobs Act, delega fiscale, giustizia, Pubblica amministrazione e anche la riforma della scuola, diviene a questo punto “importantissima'”. E le riforme nemmeno bastano: “vanno implementate”. Che a casa nostra significa fare di più, se vogliamo tradurre le risorse che stanno arrivando in consumi e investimenti. Anche se siamo ancora lontani dal recuperare i livelli precedenti alla crisi, bastano i dati sull’occupazione per capirlo, per la prima volta possiamo dire che ci stiamo muovendo, anche se il dato della produzione industriale a gennaio è ancora in calo, ma nemmeno questo è in grado di dissuadere tanto ottimismo. Se il pericolo era quello di scivolare nella deflazione, una moneta più debole evita quella minaccia e un po’ di inflazione sarebbe persino ben vista. Chissà. Guardate il debito pubblico: non c’è verso di ridurlo, ma l'espansione quantitativa della moneta sta schiacciando verso il basso i tassi di interesse diminuiscono chi ha più debito, come noi, si avvantaggia. Le minori spese per interessi nel bilancio pubblico lasciano più spazio per raggiungere gli obiettivi del saldo e/o adottare misure di sostegno. Lo stesso consente il crollo del prezzo del petrolio. Tutti lati positivi che pure bisogna saper sfruttare. Solo che attenzione, lo diciamo al governo, il tempo a disposizione non è moltissimo, perché sono troppe le nubi che si profilano all’orizzonte: l’Ucraina, la Libia, se vogliamo l’intera situazione del Medio Oriente, mentre in occidente, se nelle prossime elezioni inglesi vincesse Farage, vai a sapere cosa ne sarebbe della permanenza del Regno Unito nella Ue. Per questo siamo d’accordo con Padoan quando diche che “bisogna cogliere le opportunità, e questo è il momento giusto”. Solo che non abbiamo capito come mai il ministro in una situazione tanto florida abbia potuto citare Guido Gozzano, il poeta che piangeva le rose che non colse. Ahinoi questo non è un richiamo ottimistico, ma già crepuscolare.

Roma, 16 marzo 2015